Tiella, quant’è ricca la povertà
Siete in una qualunque, rumorosa metropoli. In macchina, tra clacson e semafori costantemente rossi. Sbuffate, vi annoiate e sentite lentamente un desiderio salire dagli anfratti della vostra coscienza sensibile: un piccolo borgo, si, in riva al mare, dove la luce riflessa dalle acque si incunea tra i vari vicoli del centro storico e disegna ovunque dei bei arabeschi, così soffici, delicati. Sentite dunque la classica voglia di fuggire, si, ma dove? E poi come si fa? Gli impegni sono palle ai piedi, legami lucchetti e catenacci. Vi viene il nervoso e avvertite pure un certo languorino, Ci vorrebbe, pensate, uno stuzzichino, qualcosa di diverso, buono, saporito, speciale. Non il solito piatto di pasta, la pizza, l’hamburger, l’insalata farcita con frutta secca e pollo. Ci vorrebbe, si, una fuga verso il mare, e un prodotto particolare per la vostra fame, ma appunto, come si fa?
Poi ci pensate: da Roma, andata e ritorno sono 4 ore, da Napoli un pò meno. Si può fare, una pausa, per tirare il fiato, al prossimo semaforo verde fate un’inversione e cambiate rotta: prendete la Flacca e andate a Gaeta per mangiarvi la Tiella.
Com’é strana la storia. E’ strana perché dimentichiamo in fretta il passato. o meglio, quello che ricordiamo è un passato idealizzato. Fino a qualche decennio fa eravamo poveri, la maggioranza viveva in campagna, zappava senza entusiasmo e con tante preoccupazioni. Se siete disposti a leggere i dati oggettivi e non seguite le mode culturali, vedrete che all’Unità d’Italia in Sud si trovava in condizioni critiche. Nel 1859 la rete ferroviaria del regno delle Due Sicilie era 99 km (850 Piemonte e Liguria; 522 Lombardia e Veneto, 257 Km Toscana, pure il papato superava i Borbone, 101Km). La ferrovia era in quegli anni il motore del progresso e stava rivoluzionando il commercio: i prezzi su rotaia erano più competitivi di quelli via mare. Sistema bancario? Due Banche pubbliche, Il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia. C’erano poi i 1200 monti frumentari ma esercitavano credito in natura […]
Cos’é la Tiella se non un compromesso tra povertà e gusto?
Tra contadini e pescatori, tra verdure e pesce (polpi, calamaretti, alici, sarde, cozze, spinaci, zucchine, cipolle). Tra il “qui e ora” e la conservazione (la Tiella si conservava a lungo). Tra sud e emigrazione (i gaetani che partivano verso l’America per emigrare in cerca di fortuna portarono con se la loro ricetta).
Un cibo povero, nato dall’isolamento culturale e diventato poi una specialità apprezzata e ricercata da tutti. Non so quanti sono gli imitatori della tiella: la si trova ovunque, in pizzeria, al ristorante, nelle attività commerciali… Cucinata secondo tradizione e con varie integrazioni. Si perchè la tradizione vuole la Tiella prodotta con le olive di Gaeta (l’olio deve scorrere fino ai gomiti), cucinata in una teglia di rame stagnato (che distribuisce uniformemente il calore).
Allora, avete voglia di andare verso il passato con tutte le comodità del presente? Cercare e mangiare una pietanza povera, senza tuttavia pagare lo scotto che la povertà imponeva ai creatori e ai consumatori della tiella del tempo che fu? Al prossimo semaforo fate questa follia, andate a Gaeta percorrendo la Va Flacca. Che poi la matrice è naturalmente romana, costruita a mezza costa, con muri di sostegno ancora in parte visibili, spettacolari per l’azzardo architettonico dell’epoca: in genere grossi blocchi assai irregolari montati a secco, con linee di posa orizzontali mal definite, ma con pochissime schegge di pietre nei giunti. […]
Talvolta il tracciato che va verso il mare si allinea in parallelo con la battigia, sembra quasi volentieri condurre fuori strada, in alcuni punti ti grida proprio: basta, buttati a mare non lo vedi che panorama? In altri punti, come se fosse pentita dell’eccessiva confidenza con le acque, si allontana e quasi lo perde di vista, il mare.
Ci sono lungo la tratta Terracina-Serapo un sacco di insenature, piccoli promontori e bellissime spiagge che puoi raggiungere calandoti giù, a volte a picco, attraversando nella discesa tratti di macchia mediterranea con pini, arbusti, agavi, ginestre, lecci. perché qui la catena dei Monti Aurunci ce la mette tutta a non finire in piattezza assoluta.
Se fate questa follia, cioè se lasciate la città e percorrete la Flacca verso Gaeta per gustare la Tiella, potrete, seduti comodamente, guardarvi intorno , e via via con lo sguardo passare da borghi sulle montagne agli scogli e al mare.
Potrete anche sentire – solo per un attimo, perché poi vi accorgerete della speculazione edilizia – qualcosa sorgere dalla vostra coscienza intima, la sensazione che il vecchio e il nuovo ingegno umano (ponti gallerie e strade), possono trovare un accordo con la natura selvaggia, così come mari e monti , antica povertà e nuove speranze si uniscono per formare la Tiella.
Articolo a cura di Antonio Pascale – il Mattino